Sergio Covelli
Sergio Covelli
Biografia e pubblicazioni Indole Sembianze



Il carattere dell'autore spiegato in ventitre punti di poesia 'non pallosa':

[ l'amore ] - [ l'odio ] - [ la morte ] - [ l'ispirazione ] - [ i viaggi ] - [ internet ] - [ l'addio ] - [ la televisione ]
[ le automobili ] - [ l'arte contemporanea ] - [ la musica ] - [ il lavoro ] - [ le convivenze ] - [ la moda ]
[ la politica ] - [ i soprannomi ] - [ la tecnologia ] - [ l'alcool ] - [ la sua prima poesia ] - [ gli obblighi ]
[ i suoi cambi di residenza ] - [ il tempo ] - [ lo scrivere ]




Punto 1) Sergio Covelli e l'amore:
Abbandonato nell'interminabile corridoio, sempre i soliti abituali abitudinari spigoli di esso, intorno un empireo tacito di cemento armato, non so da dove, dell'acqua piove sul pavimento, la solita porta pesante e inespressiva di dietro la quale giunge un rimbombo cupo.
Aveva detto che sarebbe giunta a mezzanotte in punto, sono passati già dieci venti trenta quaranta cinquanta minuti, nessuno, per un istante io sono l'io di prima che ha il terrore dell'insonnia, nessuno, ancora cinque minuti e se lei non verrà, nessuno, non so da dove gocciola l'acqua ma la sento, nessuno, peccato non poter fissare a lungo il lampadario, nessuno, riprovevole 'sto picchiettio della sveglia, nessuno.
Lentamente con la mente torno indietro per il corridoio, sempre lo stesso, le linee palpitanti e incandescenti della lampadina si fanno sempre più sfocate. A un tratto un tonfo, poi un celere scalpiccìo dolcemente echeggiato dalle pareti intorno al letto. "Meno male che sei venuta...", le alabarde delle sue ciglia si spalancano, mi lasciano entrare nel castello e... Come posso descrivere ciò che mi accade quando secondo l'insensato straordinario rito preistorico le sue labbra raggiungono le mie? Con quale massima comunicare questo tifone che nell'anima spazza via tutto tranne che lei? ...Poi manda su le palpebre con sforzo e piano piano mi sussurra "Zeza, amore mio".




Punto 2) Sergio Covelli e l'odio:
Ho mai scritto con la penna? Stasera si dorme belli freschi.
Staccare i centomila Volts non sarà affatto un problema, semmai è il fumo che mi da' fastidio, ma ancora per poco... I tuoi succinti capelli sono in fiamme, vampate alte verdi e luccicanti con contorno di pelle di vitello a macchie, calligrafia nevrotica, si vede che non sono più abituato, raschio in profondità con un solo tiro, tra poco sarà passato anche questo rombo, attrito radente di Citroen Due Cavalli, ma esistono ancora?
Su questa carta in due dimensioni io perdo il senso delle cifre, però tu stai molto peggio di me, anche le tue orecchie stanno bruciando ora e nonostante tutto i tuoi affilati occhi continuano a fissarmi...




Punto 3) Sergio Covelli e la morte:
Più che della fine ho paura del dopo, forse un loop, una resurrezione, una reincarnazione e poi? La pubblicità?




Punto 4) Sergio Covelli e l'ispirazione:
Sale, dapprima la domino e ci gioco, quando mi stufa apro gli occhi e scompare, insisto, finché mi accorgo che non mi riesce più di dimenticarla, mi dico giochiamo con una piccola psicosi, arricchiamola di elementi pesanti, uranio e plutonio quanto basta, via così, manteniamola sospesa, precipitiamola nel blu dipinto di blu.
"Aprire aprire gli occhi!" - "Macché non ci riesco!" - "Aprire aprire aprire gli occhi!" - "Ma tanto è tutto buio!" - "Aprire aprire aprire aprire gli occhi!" - "Ma dove sono andati gli altri?".
E poi? Immaginazione? Allucinazione? Solo un leggero dondolio...




Punto 5) Sergio Covelli e i viaggi:
E' naturale, non mi potevo aspettare nulla di diverso, sono al margine della troposfera, sotto l'acqua sopra l'aria, è avvenuto così rapidamente, così di sorpresa, che mi sento addolorato ammutolito, tutto sembra perfino più leggero sotto questo cielo pallido, come se intorpiditomi per l'ultima volta avessi già passato l'inevitabile soglia ed il mio corpo fosse rimasto laggiù mentre io attraverso il mondo e scivolando nell'universo inseguo l'alba per ore e minuti tra il colore assurdo del Sole e dell'oceano come in un immenso e liscio imbuto.




Punto 6) Sergio Covelli e internet:
Bene bene, ma che ne so io?
Immagini traduzioni giustificazioni approvazioni e tante trappole, alcune diverse stecche di cicche, piccoli amari che avvolgono grandi amarezze, tante mucche da legare per le corna, Haidi vestita da pacchiana e passi pure...
A piedi fino alla banca? E passi pure...
"Oje lu crapiu è senza lu cornu e senza lu cornu vogliu esseri eu!", ed il mitico www.minoreitano.com? Lo facciamo dai lo facciamo? Ed il Papa a Cuba? E Cuba dal Papa? E tutti Cuba e Città del Vaticano? Nello stesso momento da Modena a Carpi da Carpi a Cuba?
E vai e vai che allora anche tu lo sai! La moglie davanti e di dietro tutti quanti e Porta a porta conduce Bruno la vespa...
Segue assorbente, slurp... Slurp... Mmmmm... Cosa diceva Clinton alla moglie dopo aver fatto all'amore? "Cara butta la pasta che fra un quarto d'ora sono a casa!" E ridi ridi che mamma ha fatto gli gnocchi! Pop-up!




Punto 7) Sergio Covelli e l'addio:
Si sdraiò consumata accaldata svuotata, escogitai un ultimo regalo, la baciai pigramente, leccai l'ingenuo taglio paffutello sul suo volto, i suoi sguardi neri serrati da ciglia stipate, la sorgente di vita lentamente irrorava ed io la baciai tutta da cima a fondo da fondo a cima, poi sentii fino a che punto in me s'era fatto il vuoto, il deserto, non posso, è impossibile, non lo voglio più, bisogna ma è impossibile, la mie labbra raggelarono, lei tremò, si oscurò, si contorse, poi gettò sulla sua massa la coperta, vi si accartocciò scricchiolando, la sua fisionomia nel cuscino, sprofondai accanto al letto, un pavimento disperatamente glaciale, rimasi così in quiete, nel freddo silenzioso degli spazi interplanetari azzurri e muti e tremolanti.
"Cerca di capire, io non volevo...", come spiegargli mormorando?
Sollevò la testa senza aprire occhio, "Vattene!", con la fronte appoggiata a un gelido vetro attesi il suo richiamo, attesi l'ascensore, attesi. "No aspetta, torna...", ma il marchingegno già rombava giù giù giù, mi odiava e tuttavia...




Punto 8) Sergio Covelli e la televisione:
L'azzurro è il mare e il cielo, tutto il resto è veleno, l'azzurro è tossina sostanza letale pericolosa, droga per i miei sguardi. "Il complementare del verde sai qual è?" La tua bocca è un bocciolo carminio, ci manca solo un'ape infilzata nella lingua come un peercing in mezzo alle papille, il negozio di vernici in Via Tal dei Tali, Pagine Gialle, "Pronto? C'è Bianca?" - "Mi sa che ha sbagliato numero!" Ok hai vinto ti spengo, mi hai raccontato un sacco di menzogne, il giallo è il Sole e il grano, tutto il resto è sabbia ben classata, il giallo mi sa di abbondante, di nutrito e ben fornito.
"Com'è colorata la primavera!", ma che stupida frase... Ti tocco lì senza tappe intermedie. "Cristo sei già bagnata? O forse sei solo sudata? Però cazzo quanto sei sudata per essere sudata..." Sei una tipa troppo tinteggiata, sedici milioni di colori a ventiquattro bit.
Con i complementari io non ci ho mai scherzato, nemmeno ai tempi della scuola elementare, sto per spegnerti di nuovo, resisto in ossessione quasi irreversibile, ma cedo di nuovo e questa volta è l'ultima, mi spiace, passi pure il reggiseno giallo su un seno quasi inesistente, ma per favore, le mutandine color del veleno proprio no, mi congedo da te per l'ultima volta oh mio vecchio TV-color.




Punto 9) Sergio Covelli e le automobili:
Rieccomi qui, spruzzetti e rumorini robotici, squarci nel quale far passare monete e banconote, mi ci ritrovo quando sono titubante, quando l'uomo si trasforma in cane.
Ero troppo di fuori appena sveglio, erano già le tredici passate, chinotto al posto della colazione, che strani gusti a volte ho. Il cielo mi chiama, ma ci vuole la jeep per andare via da solo, a quest'ora saranno già tutti per aria, sono sempre in ritardo di sabato. Sbatto i tappetini, sbavo e sudo, aspiro le molliche dei panini al prosciutto, mi gratto, lucido la plastica nera, aspetto che il tempo trascorra.
Ci vado apposta, eppure ieri ho raccontato tutt'altro, eppure ieri non c'ero tutto con la testa, eppure rieccomi qui, non me n'è mai fregato un cazzo di pulirla e lustrarla, periodicamente mi succede, bene ora è lucida, me ne pento appena la vedo in questa nuova luce, mi vergogno quasi, sai se mi vedesse lei che sono all'autolavaggio automatico invece che lassù?
Vado via, anzi scappo proprio, mi apparto in un anfratto di periferia, abbaio un pò, così tanto per spaventare gli zingari curiosi, se fosse stata una cacata avrei impiegato molto meno tempo a farla, però che bella soddisfazione, sollevare la zampa posteriore e farsi una lunga pisciata su una ruota appena lavata.




Punto 10) Sergio Covelli e l'arte contemporanea:
Le olive farcite al peperone, che invenzione straordinaria, le butto dal balcone, un pazzo di sotto sbraita come un pazzo. E' uno spettacolo di strada? Un artista finto più artista di tutti? Un esibizionista pelato e gay?
Mi adatto alla situazione, meglio che restare solo nella massa, bulloni saldati tra loro, mi dicono che sono opere d'arte, affermo che è un bravo fabbro, mi guardano straniti, meglio tornare simpatico, ok da ora in poi non farò più un discorso serio, mi riesce facile, mi riadatto alla loro situazione, è inutile che articoli ragionamenti.
Mi spiace ma non mi fai sangue, Ana è tutt'un'altra cosa, sto scrivendo una poesia nella memoria, mi ci vorrebbe un registratore cerebrale, ma quando cazzo lo inventeranno? Altro che telefonini UMTS e cazzi giocattolo! Comprerei subito il modello più costoso, ma eccomi qua, resto da solo, scrivo l'1% di quello che ho memorizzato, ma s'è mai fatto un discorso serio io e te? Vorrei che mi vedessi nella mia veste seria, faccio paura per quanto riesco ad esserlo.
SMS da Choroni "Epale Pram! Cono, cuanta cuka ay aqui en la playa! El mio." Mi guardo attorno perplesso, l'artista di strada urla ancora, gli tiro anche il barattolo dei sottaceti giganti, ora ha rotto proprio le palle, sto per prendere la mia fionda gigante. Telefonata via Skype da Caracas "Mamaguevo ahier tirè con una superchica arriba de mi escritorio! Me la paso de pinga, y tu?"
Ed io? Continuo a scrivere a più non posso.




Punto 11) Sergio Covelli e la musica:
Aaaaaaaaaaaaaah! Che casino crudele di frastuono impulsivo, di lama e bastone e cute e semiconduttori anodizzati, smania e paura a pelle d'oca, mi salta in aria la vetta del vettore, sono in ascesa verticale, vorrei sbraitare a più non posso, mi trattengo appena un attimo, stacchi riattacchi pause ed implosioni e via di nuovo di corsa a più non posso, un ritmo indiavolato, siiiiiiiiiiiiiiiii ancora siiiiiiiiiiiiiiiii, fremo e rutto e salto ed ho i nervi rigidi ed il cuore a manetta, vorrei spaccare tutto, anzi no spacco tutto e canto mentre lo faccio e sono pazzo, pazzo di furia ed autosuggestione e... Cristoooooooooo! Il cielo crolla sulle merde dei cani nel giardino ed io me ne sbatacchio il cazzo e insomma me ne sbatto altamente dei vostri peluche che abbaiano di sotto! Vorrei buttarmi giù dal balcone senza trapassare e lo faccio per davvero e inseguendo un pitbull impaurito - se ti prendo ti sbrano!!! - risalgo su insanguinato e soddisfatto e vorrei darmi una coltellata senza perire e lo faccio allargando le ferite sul mio brullo petto e rido, sì rido e vorrei infilare la testa dentro alla televisione di Sandra, infilarmici dentro e sogghignare e friggere ed uscirne con i capelli ritti elettrizzati. Dioooooooooooo! Sto per farlo davvero, lo faccio e lo rifaccio e lo rifarei ancoraaaaaa, voglio un'altra TV ne voglio un'altra a 28 polliciiiiiii! Dio miooooo! Un altro stacco proprio ora nooooo! Respiro e smanio cercandomi in giro per la stanza rincorro la mia coda, sento la mandibola trascinarmi giù per il collo a rotta di collo, ora riesplodo lo sento aiutoooooooooo! Rieccomi sono ripartitooooooo e ne voglio ancora e di più, corrooooooooooooooo scuoto e corrooooooooooo e picchio duro. Autatemiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii non mi fermo più! Staccate la corrente vi pregooooooo! Fermate questa musica prima che muoia dissanguato! Fermate questa musica! Fermatelaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!




Punto 12) Sergio Covelli e il lavoro:
Fantastico assimilare nel subconscio ciò che vedo tutti i giorni, week-end esclusi fortunatamente, spazio sereno, assenza di corrente, coppie infelici clienti conviventi, litigi e incomprensioni, routine estrema a ritmo lumachesco, che gran soddisfazione quando si è lì da soli, il vento sulla mia figura, il sangue nella mia espressione, il metallo cilindrico svuotato dal colore, il cigolio si fa sempre più strano, il prudere del deretano? Grattati, cosa vuoi una mano?
Svincolato da me stesso sai che ti combino? Strappo la carta invece di piegarla, penso invece di parlare, guardo il soffitto invece del tuo seno, pitturo casa invece di pulirla, sto da dieci o da cento, dipende dai voti che danno in convento.
Ma allora perché avverto come una mancanza? Perché ho ridipinto il soffitto cento volte? Perché si agogna il cielo altrui quando questo è sempre fosco e nuvoloso? Forse è perché ti amo ancora, ma cosa vado mai a pensare? Mi sto sporcando troppo spesso con la solita romantica vernice, maledetto lavoro da imbianchino, mi sa che per un laureato non è proprio il massimo...




Punto 13) Sergio Covelli e le convivenze:
Che schifo, lo rifaccio sempre, non ti dico cosa, è meglio per te senti a me, hip hop francese via etere, la coinquilina che scava tunnel nell'appartamento, le orecchie tappate, il martello pneumatico, vibrazioni sismiche e giù nei sobborghi di Parigi partendo dall'ultimo piano, sigle funky e donnine sexy tutte a pixel indexed color, ma sì e non va bene forse così?
Ok ok probabilmente lo stupro di una cieca è troppo, ma cosa ci vuoi fare? Funky funky, maledetto correttore ortografico, la porta si chiude a chiave davanti a me, avverto come un tanfo alla liquirizia, è arrivata già al ventesimo piano, me ne accorgo dalle urla della vedova pazza, scava scava e scava, che sete maledetta, la sua voce in sottofondo è quasi peggio di un concerto jazz, funky hip hop da Parigi, mais ouiiiiiiiiii!
Per ora è tutto dal condominio sbudellato, scappo prima che arrivino i Vigili del Fuoco e la Neuro a portarla via. Baci e abbracci amici miei, speriamo che il palazzo non crolli da un momento all'altro!
Meglio lasciarvi con questo finale del cazzo che con un pensiero lasciato a metà…




Punto 14) Sergio Covelli e la moda:
Telegiornale dei Puffi, così mi sembra questo passatempo, un pelo incarnato, zanzare tra le fessure della finestra, una guerra intestinale in corso, lavare il dente malato, non ora, non ho voglia, un dito nell'occhio intasato, un orecchio con l'orzaiolo, un brufolo otturato, cosa cazzo me ne frega? Che ce l'hai tutte te? Speriamo non esploda ora, la mortadella buttata ai gatti, il gelato pistacchio e cioccolato.
"Se tutto quello che è avvenuto oggi, in sostanza situazioni di non grande rilevanza, fosse solo il principio, il primordio debutto in società di una giovane puttanella inzuppata nello Chanel numero 5, solo il primo meteorite di tutta una serie di schegge roventi e rimbombanti gettate qua e là dall'incalcolabile infinito sul nostro paradiso di plastica tu come penseresti che sarebbe la fine?" - "Boh? fammici pensare... In sostanza situazioni di non grande rilevanza, come forse il funerale di una vecchia baldraccona intrisa nello Chanel numero 5?"




Punto 15) Sergio Covelli e la politica:
La stabilità è solo un'invenzione, è un errore di semplificazione, tutto il resto è evoluzione o rivoluzione, ma attenti fanculisti sottili immorali di mente e di cuore, attenti all'emozione, potrebbe avanzare carponi-tentoni-puttanon-puttanoni. La parola d'ordine è "cassaintegrazione".
Sono intuitiv-emotiv-soggettiv-empiric-istintiv, mi piacciono tanto tanto le banane perché si sbucciano molto facilmente (così le posso mangiare subito, sono furbo eh?) "Vuoi un lavoro? Iscriviti al mio partito!" - "Si capisce che non sono un intellettuale?" - "Sei un bravo ragazzo? Non ce ne frega un cazzo!"
La frusta è un pessimo mezzo per educare i bambini, ma su di me mi sa che è servita. Frustami porco, frustami porco, frustami porco. Sprofondato nel divano col telecomando in mano. E questa la chiamano politica?




Punto 16) Sergio Covelli e i soprannomi:
Mi chiamo Sergio, ma gli altri m'hanno cambiato il nome e tutti terminano per A: Budella, Carota, Cobra, Cozza, Cureggia, Fava, Jeppa, Letizia, Mitraglia, Pannocchia, Parrucca, Scheggia, Zeza.
Se proprio non vi piace Sergio allora chiamatemi Dottor Covelli.




Punto 17) Sergio Covelli e la tecnologia:
Tutto teme il computer dell'uomo fuorché la lentezza.




Punto 18) Sergio Covelli e l'alcool:
Attenzione attenzione! Annuncio a quest'allegra compagnia, prima di andare via dalla vecchia fattoria bevetevi una sangria! Scaccia la malinconia, riattiva l'allegria, tornate di buon umore a casa della zia! Per cortesia! Voi! Oh! Dove andate? Non fuggite via! E bevetevela una sangria!!!




Punto 19) Sergio Covelli e la sua prima poesia:
A e i-o-u.




Punto 20) Sergio Covelli e gli obblighi:
Un piccolo specchio nell'ascensore è importante quanto una grande specchiera in camera da letto.




Punto 21) Sergio Covelli ed i suoi cambi di residenza:
Felicità è un biglietto di sola andata.




Punto 22) Sergio Covelli e il tempo:
Il tempo è una merda ed io un culo puzzolente, il mio metronomo è ripartito cento volte, sono morto allegramente di nuovo, ce ne sono di vite in una vita! Quello che ero prima freme tutto e si attacca a me, poi si spegne di nuovo e tutte le sue rotondità rattrappiscono rientrando nei pori larghi come pozzi artesiani.
Il cuore non è altro che una pompa ideale, per questo avverto una compressione dolorosa, una sensazione di pietà, ma subito dopo il metronomo riparte. Piegato in due rapidamente mi riprendo, cento volte l'ho già sperimentato, ma stavolta non è successo.
Come se si fosse ricordato di qualcosa quello che ero prima mi fa "Sì morire sia pure! Non è affar tuo! Perché mi guardi ancora? Te ne importa forse?" Silenzio, vado in controtempo, cazzo, forse se n'è accorto...




Punto 23) Sergio Covelli e lo scrivere:
Io sfoglio libri e dimentico, osservo film e dimentico, percepisco il tuo nome quando ci presentiamo, poi per me ne invento uno a modo mio, Zeza è il mio preferito perché tanto anche tu non lo ricorderai.
Non bevo per dimenticare, non ne ho bisogno, i poeti sono smemorati, scrivono perché non ricordano, se non ci fosse chi scrive non ci sarebbe chi legge, ma se scrivi è perché speri che ti leggano?
Se non ci fosse chi legge io queste quattro righe le avrei composte comunque. Io scrivo per ricordare, ecco perché sono qui.
Non per compiacerti, stronzo.